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[Recensioni Film] – ‘Clown’ di Jon Watts

Tempo di lettura: 3 minuti

VOTO:★★★½☆

Stephen King e il suo Pennywise, così come la quarta stagione di American Horror Story, non hanno fatto un gran servizio alla figura del clown. Anzi, ne hanno tracciato con dettaglio i caratteri malevoli e inquietanti tanto da rendere la sfida di un film a tema clown malefici piuttosto complessa. Eppure quel satanasso insaziabile di Eli Roth ha deciso di interpretare e produrre una pellicola che ha proprio a che fare con l’aspetto più tremendo dei divertenti e costumati saltimbanchi da circo: il loro rapporto con i bambini.
Kent (Andy Powers) è un bravo padre di famiglia e quando la festa di compleanno del figlio rischia di essere rovinata dall’imprevista assenza del clown animatore, decide di intervenire indossando un vecchio costume che trova in una delle case messe in vendita dall’agenzia immobiliare per la quale lavora. La festa è un successo: il suo clown divertente, il figlio entusiasta e la moglie (Laura Allen) sempre più innamorata. Ma l’idillio è destinato a finire quando Kent scopre che non è più in grado di togliersi il costume. Prova in ogni modo, con taglierini e flessibili, ma ogni tentativo si risolve in un nulla di fatto. Ben presto una fame insaziabile inizierà a impossessarsi di lui, una fame che ha origini antiche. La mitologia del clown, infatti, ha ben poco a che fare con risate e divertimento e solo il sinistro signor Karlsson (un sempre convincente Peter Stormare) sa quale mistero si nasconde dietro a quel costume.
Questo è il motore della pellicola diretta con grande diligenza e passione da Jon Watts, un quasi esordiente che dimostra il tipico (e raro) coraggio di chi non ha niente da perdere e tutto da dimostrare. Se da un lato la ‘classica’ maledizione che finisce con il trasformare il malcapitato di turno in un demone assassino non è niente di nuovo nel panorama horror, il coraggio complessivo del film è invece una cosa piuttosto inedita.
Watts e cattivo e non rallenta mai. Ma proprio mai. Rovescia il tavolo del politically correct, di ciò che si può o non si può mostrare, e decide di andare avanti per la sua strada senza mai togliere il piede dall’acceleratore. La cattiveria permea tutto il film, creando gradevoli situazioni comico-surreali, e strisciando fuori dal costume demoniaco in un contagio al quale nessuno, nemmeno i personaggi positivi, possono sottrarsi. Ed è proprio Eli Roth a interpretare i panni del demone.
E’ un film di intrattenimento ed è un film horror: questo va tenuto bene a mente. Perciò i cliché per far saltare sulla poltrona gli spettatori vengono utilizzati. Non si prende sul serio e non vuole raccontare più di una storia di possessione demoniaca ma lo fa, ripeto, con un grande, grandissimo coraggio concedendosi anche qualche passaggio più alto che comunque, può fare riflettere. A memoria non sono tanti i film di genere così spregiudicati.
Insomma se non avete figli piccoli, se già non vi piacciono i clown e se siete pronti a una bella overdose di cattiveria, è il film che fa per voi.
di Maico Morellini

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