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[Recensioni Film] – ‘Premonitions’ di Afonso Poyart

Tempo di lettura: 4 minuti

VOTO:★★★½☆

Con un anno di ritardo ho recuperato questa pellicola diretta dal semi-sconosciuto Afonso Poyart, pellicola che vanta un cast di tutto rispetto: Anthony Hopkins, Jeffrey Dean Morgan, Abbie Cornish e la mia personale nemesi, Colin Farrell. Come spesso accade, il diavolo si nasconde nei dettagli e sono proprio i dettagli ad azzoppare un po’ questo ‘Premonitions’ (2015).
L’agente Joe Merriwether (Jeffrey Dean Morgan) e la collega psicologa Katherine Cowles (Abbie Cornish) sono alle prese con uno spietato serial killer che è sempre un passo avanti alle forze dell’ordine. Joe, esasperato, decide di rivolgersi al vecchio amico John Clancy (Anthony Hopkins), medico dalla triste storia personale, per ricevere aiuto nella caccia al killer. John però non è un semplice medico: ha un dono, un potere che gli consente di vedere il passato, il presente e il futuro delle persone. Ma il killer sembra comunque capace di ingannare anche John, di confonderne i poteri. Come è possibile? Cosa lega l’assassino a John Clancy?
L’impianto del film è sia originale che piuttosto semplice. Da un lato sviluppa i poteri di John, il loro funzionamento, e li intreccia in un interessante cortocircuito con la caccia al serial killer (Colin Farrell). Dall’altro lato attinge a piene mani da una filmografia di successo che lo precede: abbiamo qualcosa che rimanda a Seven (1995), e purtroppo, qualcosa che rimanda a Il Silenzio degli Innocenti (1991). Dico purtroppo perché questa scelta, di certo catalizzata dalla presenta di Anthony Hopkins e dalla tematica di fondo del film, finisce con l’influenzare la scrittura stessa della pellicola. Ci sono diverse scene nelle quali Hopkins cita se stesso, complici dialoghi che ricalcano in modo troppo didascalico le battute di Hannibal Lecter. Una sopra tutte, la spietata analisi che Clancy fa della giovane Cowles, in tutto e per tutto uguale al cinico monologo che il dottor Lecter rivolge contro agente Starling.

Questo, a tutti gli effetti, è il peccato più grande di cui si macchia ‘Premonitions’, un vizio che finisce con l’oscurare in parte le qualità della pellicola. Perché di qualità, Premonitions ne ha.
Come dicevo, le dinamiche tra Hopkins e Farrell sono interessanti così come l’intreccio dei poteri premonitori messi in campo (e lo dice uno che ha seri problemi con Colin Farrell). Anche il tema dei fondo del film ha diversi guizzi di originalità e potrebbe renderlo qualcosa di più di un thriller in salsa paranormale.
Potrebbe, appunto. Ma il titolo che in Italia hanno deciso di dare alla pellicola pesa come un macigno anche sul suo svolgimento. Premonitions ha davvero poco a che fare con Solace, il titolo originale del film. Solace vuol dire conforto, sollievo ed è una parola molto potente se accoppiata alla sotto trama del film.
E’ il sollievo la chiave di tutto. La possibilità di risparmiare sofferenze a chi è destinato a sopportarne molte. Un conforto non richiesto, una consolazione imposta da chi, grazie a un dono o a una condanna, vive su di se la sofferenza di tutti gli altri.
Certo, con un titolo diverso non ci saremmo trovanti davanti a un capolavoro ma fa rabbia la leggerezza e la sufficienza con la quale in Italia scomponiamo il lavoro degli altri senza preoccuparci di comprenderlo. E mi fa doppiamente rabbia perché questa leggerezza colpisce spesso le pellicole di genere che, guarda a caso, sono proprio quelle che guardo più volentieri.
Concludendo, Premonitions non è un film perfetto ma ha qualche guizzo di originalità che secondo me merita.

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2 Comments

  • Laura Sestri
    Posted 27 Novembre 2016 at 09:51

    Complimenti per la tua analisi. Quello che dici è assolutamente vero: purtroppo spesso si modifica senza tener conto di molti aspetti. Singolare in questo caso il fatto che il titolo originale inglese sia stato neanche tradotto, ma sostituito da un altro inglese che, per di più, non è centrato, come hai ben spiegato!

  • Post Author
    Maico Morellini
    Posted 29 Novembre 2016 at 07:40

    Ciao Laura,
    grazie per il tuo commento!
    Sì, in questo caso è proprio eclatante la stortura. Siamo passati dall’attribuire titoli italiani insensati (vedi ‘Se mi lasci ti cancello’) a inventarci titoli in inglese.
    Disastro!
    Maico

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