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Recensioni – ‘La Madre’ di Andy Muschietti

Tempo di lettura: 3 minuti

Lo dico a bassa voce perchè ha dell’incredibile, ma dopo la piacevolissima sorpresa di ‘Sinister‘ (2013), ecco un altro film horror riuscito sia per intenti che per realizzazione.
Due bambine molto piccole vengono portate dal padre (omicida, sia della moglie che di due colleghi) in un casolare abbandonato in mezzo ai boschi. Proprio quando questi sta per completare l’opera della sua follia uccidendo anche le bambine, una creatura misteriosa lo trucida e inizia a prendersi cura delle piccole. Tutto questo fino a quando, cinque anni dopo, lo zio delle due sorelle (Nicholas Coster-Waldau, il Jaime Lannister di Martin) le ritrova e le riporta nella civiltà. Ma, come ben fa intuire il trailer, non torneranno da sole.
‘La madre’ è, a tutti gli effetti, una classica Ghost Story che ne segue diligentemente i canoni come già altre pellicole prima di lei (‘Fragile’, 2005 piuttosto che ‘The Woman in Black’, 2012 e l’elenco sarebbe sterminato) ma non per questo non è in grado di stupire piacevolmente.
Prima di tutto c’è una grande attenzione ai dettagli e il patrocinio di Guillermo Del Toro (produttore del film) riesce a rivestire visivamente il film di quell’onirica morbidezza (e crudezza) di cui ormai si è fatto promotore. Alcune scene sono piccoli gioielli precisi e funzionali sia dal punto di vista della tensione, sia da quello del coinvolgimento emotivo dello spettatore. ‘La madre’ è infatti anche una bella e drammatica storia d’amore, sia tra madre e figlia, sia tra sorelle e anche tra adulti e bambini. In questo Muschietti fa molto bene il suo mestiere: riesce infatti a trasmettere sofferenza e amore senza inutili e barocchi arzigogoli ma solo utilizzando la macchina da presa e una bella scrittura (alla quale, tra l’altro, partecipa).
Certo non mancano i difetti: Waldau, per esempio, ha un ruolo al limite dell’insulso e seppure viene impiegato in modo non convenzionale la sua figura è troppo sacrificata e inconsistente. E sul finale, una scena che dovrebbe essere horror, risulta quasi ridicola e spezza una tensione in crescita.
Ma si tratta di dettagli a fronte di una ghost story che ha le idee ben chiare e le porta avanti con coraggio e determinazione. Muschietti tiene perciò ben saldo il timone e nell’ormai consolidata tradizione horror spagnola va fino in fondo senza ritrarre mai la mano. Non ci sono strappi e anche il cast, bambine comprese, si comporta in modo egregio. Muschietti non esagera nelle spiegazioni e dimostra di avere un bell’equilibrio tra quello che si deve e non deve dire. E’ un regista comunque giovane, alla sua prima prova con un lungometraggio, e questo a maggior ragione qualifica, e non poco, il suo lavoro.
Da notare come Del Toro stia patrocinando molte delle nuove produzioni horror latine e seppure non ottenga sempre risultati di qualità (il recente ‘Non avere paura del buio‘, 2010 è stato un flop clamoroso) riesce a trasmettere la sua grande capacità di parlare per immagini ai giovani (o comunque novizi) registi di cui si interessa.
Questo è, a mio avviso, un bel modo per creare una comunità horror europea che cresca dando un’impronta innovativa a un genere che, oggi più che mai, ne molto bisogno.
A voi il trailer:

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