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[Recensioni TV] – ‘The Strain’, seconda stagione

Tempo di lettura: 4 minuti

VOTO:★★★½☆
Arrivo in leggero ritardo a parlare di ‘The Strain’, adattamento televisivo della trilogia letteraria firmata da Chuck Hogan e Guillermo Del Toro. Siamo alla seconda stagione, i protagonisti sono in campo, si aggiunge qualche comprimario e le cose iniziano a farsi più interessanti. Così come inizia il pesante scollamento dalla trama letteraria.
Lo scontro con il Padrone ha assunto i toni di una vittoria amara: se da un lato Setrakian (David Bradley), Goodweather (Corey Stoll) e Fet (Kevin Durand) sono sopravvissuti allo scontro finale, dall’altro l’antico strigoi si è rivelato molto più potente di quanto il vecchio cacciatore di vampiri pensasse. Non è bastata la luce del sole a ucciderlo e questo ha costretto il piccolo gruppo di combattenti a farei conti con i propri demoni interiori. Ephraim ricade vittima dell’alcool mentre insieme a Nora cerca di trovare una cura medica all’epidemia di vampirism; nel frattempo Setrakian e Fett continuano la loro battaglia su un piano meno convenzionale, ben più occulto e arcano.
Tralasciando le differenze sempre più evidenti con il romanzo ‘La Caduta’ che ispira questa seconda stagione (e che darà gli stimoli narrativi anche per la terza) cosa funziona e cosa no?
I cattivi fanno parte della prima categoria. Eichorst (un fenomenale Richard Sammel) continua la sua perfetta performance come braccio del Padrone. Tra l’altro, pur essendo ben doppiato, in lingua originale l’interpretazione di Sammel è ancora più agghiacciante. Eldritch Palmer (Jonathan Hyde) segue uno sviluppo narrativo differente da quello dei libri, soprattutto per l’entrata in scena di Coco Marchand (una bella e brava Lizzie Brochure già apprezzata in American Horror Story – Asylum), ma comunque interessante e figlio di un bel lavoro reinterpretativo. Il Padrone, sempre utilizzato in modo molto oculato, resta una bella eminenza grigia che pur apparendo di rado mantiene intatto il suo carisma. Insomma il comparto villain, come spesso accade, se la cava piuttosto bene.
I problemi più seri riguardano il gruppo dei buoni e i rimaneggiamenti narrativi. Se escludiamo Setrakian e Fett, che però sono congelati nella loro evoluzione perché hanno motivazioni solide e inattacabili, tutti gli altri sono personaggi che non funzionano mai fino in fondo. Goodweather è troppo problematico e la sua breve escursione a Washington (non presente nei libri) lo indebolisce molto. Nora (Mía Maestro) è in balia degli eventi, bloccata in uno sviluppo che non arriverà mai. Il piccolo Zach è quanto di più insopportabile ci si possa aspettare e mi sono sorpreso più volte a sperare che lo facessero fuori. Dutch (Ruta Gedmintas) paga un ruolo inesistente nei romanzi e questo mi suggerisce che dietro la serie tv non ci siano penne troppo brillanti. Perché anche tutti i nuovi personaggi, uno sopra tutti la consigliera Justin Feraldo (Samantha Mathis) sono vittime dello stesso difetto: abbozzati e stereotipati, e indissolubilmente legati al post 11 settembre che flagella da tre lustri molte delle produzioni americane. Sospendo il giudizio per Gus (Miguel Gomez) e la sua cricca di ammazzavampiri: li aspetto al varco, per una prova più convincente.
La scelta di arricchire la trama raccontata nei romanzi mi ha convinto solo in parte non tanto per la scelta in sé quanto per la qualità della aggiunte. In particolare il viaggio a Washington e la battaglia tra le strade di Red Hook sono sommarie e poco funzionali a prescindere dalla loro aderenza con la storia originale. La liaison di Palmer con Coco Marchand, per quanto improbabile, potrebbe portare invece sviluppi molto interessanti.
Concludendo questa seconda stagione arricchisce di sicuro la prima rendendo più interessanti i futuri sviluppi ma temo ciò che ha ancora da venire: la trama concepita da Del Toro e Hogan è molto, molto estrema e impegnativa. Se gli sceneggiatori intendono rispettarla, temo abbiano perso tempo dell’americanizzazione della lotta tra i ‘common americans’ di Red Hook e le orde di vampiri assassini.
Staremo a vedere. Per il momento ‘The Strain’ continua a essere un buon prodotto di intrattenimento che però non brilla mai fino in fondo.
di Maico Morellini

E se volete sapere qualcosa dei romanzi:
La Progenie
La Caduta
Notte Eterna

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