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RF – ‘The Dark Knight Rises’ di Christopher Nolan

Tempo di lettura: 5 minuti

Non è facile recensire in poco spazio un film come ‘The Dark Knight Rises’ (TDKR) anche perchè il precedente lavoro di Christopher Nolan su Batman mi aveva leggermente preso la mano, come potete leggere qui.
Perciò andiamo con ordine. Come sempre accade nei film di questo genio inglese, anche TDKR non è solo un film su Batman anche se lo è decisamente più del precedente TDK. Se infatti l’uomo pipistrello nell’incrociare i guantoni con il Joker era stato parte di un intelligentissimo esperimento sociale di caos e disordine, qui le cose cambiano, e non poco.
Sono passati otto anni da quando Batman si è preso tutta la responsabilità per la morte di Harvey Dent e da quando il patto segreto stretto tra lui e Jim Gordon, con l’obiettivo di creare un eroe in carne e ossa per Gotham incarnato da Dent, ha a tutti gli effetti ripulito la città. Otto anni nei quali Bruce Wayne è invecchiato, nei quali i criminali non sono più gli stessi ma hanno messo piede nelle stanze del potere insediandosi proprio laddove i criminali andrebbero combattuti (vi ricorda niente?). Otto lunghi anni nei quali la criminalità non è più la stessa ma ha, appunto, obiettivi diversi e più oscuri. Da questo crogiolo di potere e finanza emerge, recuperato da paesi lontani flagellati da uno stato di guerra permanente, Bane. La storia poi si sviluppa, articolata e precisa come solo Nolan riesce a essere, e ci regala un film lungo, complesso, ricco, anzi ricchissimo, ma assolutamente corale ed equilibrato.
La prima cosa che salta all’occhio è proprio questa: TDKR è un film equilibrato e senza personaggi che rischiano di sbilanciarlo come invece era successo in TDK per la performance irripetibile del Joker. C’è una storia da raccontare, ci sono forze da mettere in campo e anche concetti importanti (la corruzione, l’odio, la neutralità, il male, il l’amore). Nolan lo fa questa volta senza privilegiare niente e nessuno ma assegnando parti precise e limitate (nel senso buono del termine) a ciascuno dei suoi personaggi.
E in tutto questo riesce anche a inserire tre nuovi interessanti elementi come Selina Kyle, John Blake e ovviamente Bane. Se il terzo gode una presenza scenica imponente ed essendo il villain per eccellenza può vivere di rendita (cosa che in parte fa), per quanto riguarda Selina Kyle e John ‘Robin’ Blake invece viene fatto un lavoro straordinario. Sono personaggi nuovi, dicevo, ma che vengono caratterizzati alla perfezione già in poche, pochissime scene. E questa è la vera maestria di un regista e dei suoi sceneggiatori. L’entrata in scena di Selina, così come quella di Bane (anche per il Joker era stato così), sono da manuale. Senza spendere inutili energie, si capisce in poche scene con chi abbiamo a che fare.
John Blake cresce più lentamente ma il suo primo incontro con Bruce Wayne è perfetto. Scambiano alcune battute tremendamente dense, umane e premonitrici in un modo che comprenderemo solo alla fine del film.
Gli altri personaggi, quelli che già conoscevamo, sono semplicemente all’altezza delle aspettative, e vi assicuro che non è poco. Uno sopra tutti, Alfred, è monolitico. Umano, denso, straziante nella sua fedeltà è totale nell’essere il cuore e la coscienza di Bruce Wayne. Le sue parole colpiscono l’uomo pipistrello in un modo che si riesce a capire solo bevendo fino in fondo il calice che la penna cinematografica dei Nolan ci offre.
E poi, ascendendo dai personaggi alla storia vera e propria, c’è come sempre un gioco di matrioske di grande intelligenza. Tutto viene estremizzato ma questa volta scoprendo subito le carte: se il Joker si era camuffato da araldo dell’entropia sociale , Bane non fa niente di tutto questo (la scena con la quale toglie il comando, e non solo, a Dagget è simbolica oltre che splendida). Bane incarna il terrorismo che l’America teme e si presenta come tale, ma in realtà persegue un compito molto più semplice e tremendo al tempo stesso. Non c’è politica in questa Batman, c’è solo il mondo con le sue crudeltà e c’è la rinascita di un supereroe intelligente e astuto come l’uomo pipistrello dimostra di essere.
TDKR chiude un arco narrativo complesso e denso. Riprende ciò che era stato Batman Begins, lo trasmuta attraverso la scarica entropica rappresentata dal Joker e attraverso l’eroe umano e normale che era Harvey Dent prima di divenire Due Facce, e a tutti gli effetti lo conclude in un modo che non mi aspettavo ma che ho trovato assolutamente perfetto.
Le ultime scene sono epiche in un modo, per certi versi, inedito. Semplici da un punto di vista strutturale ma così dense da un punto di vista narrativa vogliono dire una cosa sola: Nolan ha fatto un lavoro magistrale.
‘The Dark Knight Rises’ è, di primo acchito, un film forse meno appariscente di ‘The Dark Knight’ ma la sua perfezione scivola dentro ed è straordinario come, a fine pellicola, tutto sia esattamente dove deve essere.

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