Skip to content Skip to footer

Recensioni Film – ‘The Conjuring’ di James Wan

Tempo di lettura: 3 minuti

“Oh no, l’ennesimo film a tema demoniaco tratto da una storia vera”.
La reazione è spontanea, umana e purtroppo avvallata da una serie di inquietanti precedenti. Partendo da ‘Il Rito’ (2011), passando per ‘L’esorcismo di Emily Rose’ (2005) e ritornando all’infimo mokumentary ‘L’altra faccia del diavolo’ (2012) le possessioni sul grande schermo sembravano aver grattato il fondo del barile.
Fino a quando il malese James Wan, classe 1977 (mi permetto di dire, annata fortunata quella), non decide di raccontare la storia di Ed e Lorraine Warren (Patrick Wilson e Vera Farmiga), coppia di investigatori dell’occulto realmente esistiti (Lorraine è ancora in vita).
Siamo nel 1971 e la famiglia Perron composta da Carolyn (Lili Taylor) e Roger (Ron Livingston) più quattro figlie, si trasferisce in una malmessa quando affascinante casa contadina del Rhode Island. Non passa molto tempo prima che presenze inquietanti si manifestino tormentando le notti dei malcapitati, causando inspiegabili lividi a Carolyn e palesandosi anche attraverso un persistente odore di carne putrefatta che precede episodi di violenza paranormale. I Perron si rivolgono perciò a Ed e Lorraine nella speranza che questi possano aiutarli.
Citando Ed Warren le manifestazioni demoniache si sviluppano secondo tre stadi Infestazione, Oppressione, Possessione: Wan segue più o meno la stessa strada, unita agli stereotipi di genere, nello svolgimento narrativo del suo film. Si manifestano le presenze, diventano una componente reale e terrorifica, c’è la parte di indagine in cui viene scoperta l’origine del male fino al picco massimo che corrisponde alla Possessione e alla sua risoluzione.
Ma Wan fa tutto questo, anche senza inventare nulla, con una mano solida e navigata. Come già ci aveva mostrato in ‘Insidious’ (2011)è in grado di confezionare un horror spietato e teso senza mostrare realmente nulla. Anche in ‘The Conjuring’, da questo punto di vista, il primo tempo è poesia horrorifica pura con atmosfere da brivido. Farcisce il film di omaggi a se stesso e al suo ‘Saw – L’enigmista’ (2004), e ad altri horror (la diabolica bambola Annabelle celebra con discrezione Chucky, così come l’albero degli impiccati richiama il bellissimo ‘Sinister’ (2013)) prendendo il meglio che abbiamo visto in questi anni e ridisegnandolo con polso e determinazione. Il gioco battimani, per esempio, ricorda tantissimo una delle sequenze più tremende del cinema: ‘The Orphanage’ (2007) con il suo “un due tre: stella!”. E ottiene lo stesso effetto.
Ma anche quando è necessario cambiare registro riprendendo il sentiero tracciato dalle reali cronache dei Warren, la pellicola regge alla grande. La strega Batsheba, la sua rabbia e la sua dannazione, diventano reali e concrete. Così come la minaccia rappresentata dal ‘Museo dell’Occulto’ e da tutti gli oggetti malavagi che contiene: cose succederebbe se una foza sovrannaturale avesse accesso a quell’archivio dissacro?
Se a questo questo avrà dato risposta Wan nel suo ‘The Conjuring’, non ve lo dico: vedetelo e vi risponderete da soli. Nel frattempo io aspetto trepidante ‘Isidious 2’.

di Maico Morellini

Condividi!

Leave a comment

0.0/5

0