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“A Dance With Dragons” – di George R.R. Martin

Tempo di lettura: 4 minuti

E alla fine ce l’ho fatta. Dopo una lettura lunga e dolorosa, che mi ha impegnato da settembre fino a oggi, ho riposto nella libreria ‘A Dance With Dragons’.
La prima, doverosa avvertenza è che l’ho letto in inglese. Non potevo aspettare i tempi troppo dilatati delle (tre!) edizioni italiane (‘I Guerrieri di Ghiaccio’ è già uscito) perciò mi sono cimentato in quella che si è rivelata un’avventura molto complicata.
Ma anche molto soddisfacente. Le considerazioni che seguiranno poco hanno a che fare con il nudo e crudo stile narrativo di Martin (lo stacco della lingua mi impedisce di essere efficace nella mia analisi, anche se credo non sia cambiato molto, anzi, forse ha ritrovato parte della sua efficacia) ma si concentrano tutte sulla pura e semplice storia.
‘A Dance With Dragons’ non è un libro fluido. Ha esattamente gli stessi difetti di ‘A Feast For Crows’ (‘Il Dominio della Regina’ e ‘L’ombra della Profezia’ in Italia) ma con una sostanziale differenza: li concentra tutti nella prima metà. E’ dispersivo e diluisce gli avvenimenti in modo quasi inaccettabile, come accadeva per il precedente capitolo, ma poi qualcosa cambia.
Non so se questo sia coinciso con l’inizio delle riprese della serie TV che ha dato a Martin un nuovo impulso e lo ha costretto a stringere un po’ i tempi. Ma il cambio di passo non solo è netto, ma è anche una boccata di ossigeno che ci districa da una trama soffocante e troppo vittima di se stessa.
Se la prima metà incespica e annaspa nella preparazione di cose che tardano a venire, la seconda metà decolla, decisamente.
Le trame accelerano. Alcuni personaggi vengono approfonditi in modo molto convincente (Roose Bolton è uno di questi) e altre caratteristiche di Westeros vengono definite altrettanto bene (meravigliosa la digressione sui Maestri e sulla Cittadella). Caratteristi oscuri come il Maestro rinnegato Qyburn vedono accrescere la loro spettrale aura con una virata decisamente horror (e con pochi e ben piazzati effetti narrativi). Theon Greyjoy diventa la seconda ‘vittima’ di un percorso diabolicamente eccezionale di redenzione, come era toccato a Jamie Lannister. E finalmente oltre la Barriera iniziamo a percepire la vera magia e il vero male (‘dead things in the water‘).
Tutto acquista velocità fino alle ultime cento pagine quando quattro trame narrative vengono sospese con colpi di scena di grande effetto (e, aggiungo, che fanno incavolare a morte solo perchè saremo costretti ad aspettare chissà quanto). Il ritmo torna a essere quello incalzante e ipnotico, oltre che cattivo e spietato, dei primi volumi. Unico neo, forse, la pletora infinita di personaggi dai nomi improponibili al di là del mare e l’aver evocato figure così importanti solo ora, senza averne mai accennato.
L’Epilogo, poi, chiude in modo magistrale disponendo sulla scacchiera uno scenario da far accapponare la pelle.
Non voglio anticipare nulla, ma non posso fare a meno di dirvi questo: proprio nelle ultime due pagine del romanzo è descritto l’arrivo di un enorme corvo bianco dalla Cittadella ad Approdo del Re, senza nessun messaggio, ma con un solo, pesantissimo, fardello. L’annuncio del cambio di stagione: L’inverno sta arrivando (e il prossimo libro, ‘The Winds of Winter’, credo manterrà la promessa).

Consiglio per chi deve ancora avventurarsi così a fondo nelle Cronache Del Ghiaccio e del Fuoco (di cui vi consiglio il mio invito alla lettura pubblicato qui): procuratevi anche i tre libri in cui verrà spezzato ‘A Dance With Dragons’ (l’ultimo dei tre verrà pubblicato a Luglio, pare) e alternate la lettura dei capitoli di questi con quelli de Il Dominio della Regina’ e ‘L’Ombra della Profezia’. Tutto dovrebbe risultare molto più equilibrato.

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