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Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco

Tempo di lettura: 6 minuti

Questo invito alla lettura è stato pubblicato integralmente sul numero 25 del Living Force, fanzine del Fan Club Yavin 4.

Come si può invitare alla lettura di una saga che non è ancora completa (e che, aggiungo, non credo vedrà la fine prima di almeno un paio di lustri)? La prima risposta che mi viene in mente è che si può, visto che sto provando a farlo. La seconda risposta è che ci sono buoni motivi per incrociare i guantoni con i libri di Geroge R. R. Martin, anche se le Cronache, non sono complete.
Ho intenzione di concentrarmi di più su questa seconda risposta che sulla prima. Perciò, fuoco alle polveri.
Cominciamo a sgombrare il campo da dubbi o false speranze usando la vecchia tattica degli istruttori militari: non si tratta di libri facili ed è probabile che molti di voi non arrivino fino alla fine del progetto martiniano.
Prima di entrare nel merito del perché dedicare un po’ (un bel po’) di tempo alla lettura di questa saga fantasy, solo due parole sullo stato dell’arte e sulle condizioni di salute letteraria dell’autore.
Attualmente, in Italia, ‘Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco’ vantano la bellezza di nove volumi contro i quattro usciti in America (un regalo dei generosi editori dello stivale, interessati a riempire quel vuoto nelle nostre librerie dividendo e moltiplicando, novelli miracolanti, il numero di libri di riferimento). Lo stato dei lavori del quinto capitolo è piuttosto nebuloso e Martin sembra vittima di un delirio creativo che sta allungando oltre ogni previsione la mole delle ‘Cronache’. Potremmo dire che l’autore versa in uno stato di coma vigile.
Perciò, io vi ho avvertito: se accetterete il mio invito preparatevi ad entrare nella folta schiera di speranzosi lettori che attendono, prima della fine dei giorni, il concludersi della saga.
Quello che vi troverete davanti già dalle prime pagine de ‘Il Trono di Spade’ (primo libro italiano, corrispondente a metà di ‘A Games of Thrones’, seguendo le pubblicazioni americane) rende piena giustizia alla parola ‘Cronache’ che etichetta in modo inequivocabile la saga. Perché di questo si tratta: di una narrazione oggettiva (pur interpretata fondendo il lettore nella soggettività di diversi punti vista), e quindi di una cronaca di un tribolato momento storico che il mondo inventato da Martin attraversa.
Dimenticate il fantasy epico popolato da pochi ed eroici personaggi, con capacità molto al di sopra della media, che interagiscono con un mondo più normale di loro (parlo di autori come il compianto David Eddings, per esempio). Dimenticate il tema della ‘cerca’ come metafora del percorso della vita (tematica potteriana ma molto diffusa nei clicè del fantasy moderno e non).
L’unico vero tema tipico dell’epica fantasy classica che ricorre è il conflitto tra il bene e il male, tra il bianco e il nero. Anche se Martin lo gestisce in modo del tutto personale: ne dà un assaggio al lettore nelle primissime pagine e poi lo trasforma in un leviatano concettuale. Sempre presente, in grado di attribuire un senso di disastro e grandezza imminente agli eventi che si avvicendano sopra di esso (sia in senso  narrativo che in senso temporale). Una creatura quasi autonoma, in attesa sotto la superficie degli intrecci ‘mortali’, a breve respiro, che Martin tesse.
La grandezza de le ‘Cronache’ perciò, a questo stato di incompletezza in cui ci troviamo (nostro malgrado), si misura proprio nell’ambientazione che a tutti gli effetti è solo di superficie. Un medioevo del tutto simile al nostro passato,  flagellato dalla complicanza degli intrecci politici del mondo moderno, e con un’attenzione impressionante a dettagli, ambientazioni, strutture gerarchiche.
Un mondo diviso in grandi casate (come quelle che nel nostro passato hanno guidato le redini del Vecchio Continente), ognuna delle quali viene esaltata così tanto in pregi e difetti, da elevarsi dalla struttura narrativa per divenire puro concetto. Idealizzandole fino a rispecchiare, in modo intelligente e mai indigesto, anche la società moderna e i suoi spaccati.
Il talento di Martin si rende manifesto anche a questo livello. Le percezione di queste ‘entità concettuali’ non è mai pressante e non scavalca la concretezza degli eventi reali (che sono tanti, complessi, e orchestrati in modo molto maturo), ma si crea un suo spazio sul quale costruisce un filone parallelo. Tanto più che la metamorfosi di molti personaggi, la loro reazione normale e mutante nei confronti di entità così assolute come le casate alle quali appartengono, ci accomuna a loro avvicinandoci ancora di più ai conflitti ideologici messi in campo.
Come accennavo, l’altro aspetto molto fascinoso è proprio la maniacale perfezione dei dettagli. Ogni nome, ogni ruolo, ogni stemma araldico, ogni relazione, ogni frammento di Westeros (questo è il nome del continente principale) trasuda consapevolezza storica. Martin riesce a convincerci, e lo fa con armonie narrative da storico navigato, che davvero non vi è nulla che non sia stato pensato: tutto è  in grado di dare il suo contributo al mosaico narrativo, ogni singolo elemento ha una storia, un motivo, una discendenza.
Questo, in ultima analisi, è il grande pregio e a tratti il grande difetto de le ‘Cronache’ ed è anche il motivo principale per il quale invito chiunque ammiri le  ambientazioni complesse a dedicare un po’ di tempo a questa saga.
Riprendendo l’apertura di questo breve invito, ‘Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco’ non sono una lettura facile. I tanti nomi, gli eventi diluiti nel punto di vista dei personaggi, la freddezza con la quale Martin stesso gestisce i suoi personaggi tenendo sempre bene presente che, nell’economia di una storia con le caratteristiche che lui stesso ha delineato (bene e male, entità concettuali), nessuno è intoccabile, complicano ancora di più la lettura.
Il rischio che corre il lettore è di disinnamorarsi prematuramente dell’ambientazione proprio a causa della caratteristiche che la rendono, a mio avviso, più che meritevole di una attenda esplorazione.  Il rischio che corre Martin è di innamorarsi troppo della sua ambientazione dimenticando proprio le cose che hanno reso grande, fino a questo momento, la sua creatura.
L’equilibrio tra la pienezza letteraria de ‘Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco’ e questi due fattori è il metro con il quale misurare il valore della saga.

In lavorazione c’è anche la serie televisiva, che promette di essere qualcosa di molto interessante, ma di questo parleremo meglio in seguito. Intanto, se volete notizie in merito fate un salto su Yavin 4.

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