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Il condominio del dottor Moreau: da Wells a Ballard

Tempo di lettura: 4 minuti

A seguito del suo sfortunato naufragio, Edward Prendick entra in contatto con il genio malato del dottor Moreau. Sulla sua isola l’uomo che giocava a fare Dio sperimenta una chirurgia estrema grazie alla quale riesce a trasformare animali feroci in umanoidi: è con il dolore e con la meccanica biologica che Moreau interviene sulle leggi naturali facendo evolvere le bestie in surrogati umani capaci di parlare, di comprendere, di avere paura.

L’esperimento del dottore è però destinato a fallire. La fenomenale capacità medica di Moreau non è sufficiente perché ben presto il lato selvaggio dei suoi creati riprende il sopravvento e in un vortice involutivo le bestie tornano bestie dimenticando anche troppo in fretta ciò che erano, la purezza (secondo Moreau) che avevano raggiunto.

Prendick (il nostro punto di vista) riesce a scappare dall’isola e tenta di tornare alla sua vecchia vita ma ciò che ha visto gli impedisce di farlo perché dietro agli sguardi dei suoi simili, dietro l’apparente civiltà dell’illuminato mondo di fine ‘800, vede qualcosa. Un lampo, un piccolo bagliore che gli ricorda le bestie di Moreau poco prima l’inizio della loro involuzione. E allora ecco che Prendick – e noi con lui – ha il coraggio di porsi la fatidica domanda: quanto impiegheranno gli esseri umani a tornare al loro intrinseco stato bestiale? La mano di Moreau, genio tra gli uomini, era stata capace di pilotare l’evoluzione solo per un breve periodo di tempo. E allora anche il lavoro di Dio sull’uomo è destinato allo stesso fallimento? Certo, la mano divina è più fine di quella di Moreau, più potente, ma se fosse solo questione di tempo? La luce minacciosa vista da Prendick è destinata a esplodere, a far regredire il mondo intero a uno stato bestiale? Prendick sceglie l’esilio perché teme quel giorno non sia poi così lontano.

Nemmeno cento anni dopo Robert Laing fa una scelta opposta a quella di Prendick. Decide di trasferirsi in un condominio enorme, capace di ospitare più di duemila persone, dotato di tecnologie all’avanguardia e di tutti i comfort. È un ecosistema, autonomo, autosufficiente ed è il futuro perché è in strutture come quella che la società ha deciso di evolversi. Non sono passati nemmeno cento anni ma le paure di Edward Prendick sembrano avverarsi. In un altro mondo letterario i timori teorizzati da Herber G. Wells ne il suo ‘L’isola del dottor Moreau‘ trovano casa nel Condominio di Ballard.

Perché è questo che succede. Tra le mura del palazzo, tra i piani dell’immensa struttura che dovrebbe essere il futuro, uomini che hanno raggiunto il vertice evolutivo sociale – si tratta di professionisti affermati, i migliori di noi – regrediscono. Conflitti, tensioni, piccoli scontri che deflagrano in un crescendo. Prima una destrutturazione sociale che frammenta il condominio (potrebbe fare lo stesso con la società intera?), poi l’ulteriore frantumarsi in contenitori sempre più piccoli. Perciò si parte dalla separazione tra piani alti, zona centrale, pian inferiori, poi si arriva a gruppi di piani, per finire con blocchi di appartamenti e alla fine singole unità abitative come tassello-mondo del nuovo ordine. Parafrasando: aggregati di nazioni, poi nazioni sempre più autonome, poi regioni, province, comuni, vie e singole case. L’uomo regredisce, letteralmente. Rinuncia prima alle sovrastrutture quali istruzione e lavoro, poi prosegue ridefinendo il proprio ecosistema su odori primordiali, necessità poco più che animali, negazione di tutto ciò che ha condotto l’uomo a concepire e abitare quella definitiva struttura socio-culturale. Perché lì, in quel proto-mondo primitivo, il nuovo uomo ha tutto ciò che gli serve.

L’incubo di Prendick, dunque, si avvera. Ecco perché Il Condominio è perfetto seguito concettuale de L’Isola del dottor Moreau. Questa stretta connessione tra due autori nel tempo così distanti tra loro non può e non deve lasciare indifferenti. Wells si interrogava sul mondo a venire con la straordinaria intelligenza di cui disponeva, Ballard osservava ciò che lo circondava disegnando i nuovi confini dell’immediato presente. Due indizi fanno una prova, diceva qualcuno. Qui non abbiamo solo due indizi, non semplici suggerimenti. Abbiamo interrogativi. Domande fatte più di cento anni fa a cui vengono date risposte che non solo confermano i dubbi di Prendick/Wells, ma li declinano ridefinendone e ampliandone i confini.

La natura animale teorizzata da Prendick prenderà il sopravvento, ma lo farà perché catalizzata dalle scelte socio-evolutivo dell’uomo. Lo scalpello divino è destinato a fallire, così come aveva fallito quello del dottor Moreau.

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1 Comment

  • Sonia
    Posted 4 Novembre 2019 at 22:44

    La visione é drammatica, ma l’esposizione é chiara. Condivisibile. Se la democrazia è un artefatto, é destinata a sparire e l’uomo tornerà lupo.

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