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Sul Globo d’Argento – di Andrzej Żuławski

VOTO:[rating:4.5]

La fantascienza è una delle narrazioni di genere più versatili a disposizione di autori e cineasti: può essere intrattenimento, può essere finzione, può spingere l'acceleratore sugli aspetti più scientifici o può proiettare lo spettatore qualche decennio nel futuro, indirizzando il suo potente obiettivo in direzioni meno tecnologiche. E può, in alcuni casi, diventare un affilato strumento di critica sociale.

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Poker di mummie in casa Hammer

"La morte è un incidente che produce creta. Usala, modellala, impara da lei" John Gilling

Nel 1960 il mistico mondo della cultura egizia sarebbe tornato sulle prime pagine di tutti i giornali: il presidente egiziano Nasser avrebbe deciso proprio quell’anno di iniziare i lavoro per la diga di Assuan minacciando di seppellire i millenni di storia rappresentati dai templi di Abu Simbel. A modo suo la Hammer Films anticipò i tempi rinverdendo l’interesse forse troppo accademico per le maledizioni egizie: nel 1959 il veterano regista Terence Fisher, dopo il mostro di Frankenstein e il vampiro Dracula, portò sul grande schermo la mummia, il non morto più antico.

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Dunkirk – di Christopher Nolan

VOTO:[rating:4.5] Premessa doverosa: amo Christopher Nolan, amo il suo cinema cerebrale all'ennesima potenza, la sua freddezza, la sua tecnica e l'equidistanza emotiva con la quale approccia ai propri lavori. Per questo anche se Dunkirk può sembrare il suo film meno nolaniano in assoluto, in realtà racchiude al suo interno molto di quello che il regista inglese ha fatto in questi anni, e per questo mi è molto, molto piaciuto.

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The Circe

The Circle – di James Ponsoldt

[rating:2.5]

I segreti sono bugie

Mae – The Circle

Il tempismo nella fantascienza è fondamentale. Arrivare in ritardo rispetto a quanto sta accadendo nel mondo reale può trasformare un buon film in uno scadente documentario di repertorio. The Circle, purtroppo, arriva un pelo in ritardo e la sensazione che si ha è proprio quella di aver assistito a qualcosa di vecchio. Mae (una Emma Watson male assortita) è una giovane ambiziosa che vede la sua vita cambiare quando l’amica del cuore Glenne (Bonnie Holland) riesce a farla entrare al Circle, una grande azienda che deve i ricchi natali a un social network di diffusione mondiale. Il guru di Circle, Eamon Bailey (un Tom Hanks in versione Steve Jobs) ha le idee molto chiare sul futuro: connessione totale, condivisione totale, nessun segreto e l’ambigua gestione di una mole di dati a dir poco impressionante.

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Il Trono di Spade

GoT: due piccole rivoluzioni?

Quattro episodi su sette, con ancora nove puntate (tre di questa settima stagione e sei dell'ottava) prima di veder calare il (o un) sipario su uno dei fenomeni televisivi più imponenti di questo ventunesimo secolo. In molti ci eravamo chiesti come sarebbe cambiato Il Trono di Spade con il sorpasso definitivo dello show rispetto alle trame letterarie libri di George R.R. Martin e questi prima quattro episodi hanno in parte risposto alle nostre domande. Due sono i più evidenti e principali aspetti della piccola rivoluzione che David Benioff, D.B. Weiss e compagni hanno attuato con la settimana stagione del Trono.

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IL PIANETA DELLE SCIMMIE RELOADED

Affido questo manoscritto allo spazio, non con la speranza di ottenere soccorso, ma per contribuire, forse, a scongiurare lo spaventoso flagello che minaccia la razza umana. Dio abbia pietà di noi!

Ulisse Mérou, Il Pianete delle Scimmie di Pierre Boulle

Con queste parole l’ex agente segreto e scrittore transalpino Pierre Boulle apriva il sipario sul racconto postumo del suo personaggio Ulisse Mérou, giornalista francese di un futuro remoto imbarcato insieme al professor Antelle su un’astronave diretta verso un lontano pianeta. Mérou aveva affidato il suo drammatico racconto a una bottiglia, lanciata nello spazio e ripescata da due turisti siderali di un futuro ancora più lontano. Per Boulle era il 1963. Due anni prima Jurij Gagarin aveva infranto uno dei più grandi limiti dell’umanità restando per quasi due ore in orbita e aprendo così nuovi scenari per tutti gli scrittori di fantascienza. Era il 1963 e Pierre Boulle pubblicava il suo tredicesimo romanzo: “Il Pianeta delle Scimmie” dove tutto iniziava, appunto, con un viaggio nello spazio.

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[Recensioni Film] – ‘My Name is Bruce’ di Bruce Campbell

VOTO:[rating:3] Cortocircuitare una tipologia di personaggio cinematografico con l’attore che lo interpreta è spesso un azzardo perché richiede da parte di entrambi una serie di caratteristiche che non sempre sono a disposizione. Prima di tutto l’attore deve aver interpretato una serie di ruoli che, per quanto differenti, abbiano un solido denominatore comune. In secondo luogo i personaggi devono necessariamente avere nel loro DNA un forte, fortissima componente ironica. Il nome di Bruce Campbell, volto immortale di Ash Williams, riesce a coniugare entrambe le caratteristiche e lo dimostra nella meta-pellicola del 2007 My Name is Bruce, diretta dallo stesso Campbell.

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[Recensioni Film] – ‘Behind the Mask’ di Scott Glosserman.

VOTO:[rating:4] Il cinema horror è costellato dai serial killer, da orrori capaci di mettere in ginocchio le sfortunate comunità che li ospitano. Jason Voorhees, Frederick Charles ‘Freddy’ Krueger, Michael Mayers e Charles ‘Chucky’ Lee Ray: creature talmente malvagie da aver dato vita a leggende nere, a incubi eterni. E se dietro questi nomi, se dietro le sovrannaturali caratteristiche suggestionate dalle gesta delle quattro icone del terrore ci fossero solo uomini in carne e ossa? Se Freddy, Jason, Mike e Chucky fossero in realtà comuni assassini seriali realmente esistiti? Ecco il semplice ma geniale presupposto che costituisce l’ossatura narrativa di Behind the Mask: The Rise of Leslie Vernon, film falso-documentario prodotto per l’home video nel 2006 e diretto da Scott Glosserman.

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Da Spider a Enemy: la tela dei ragni canadesi.

Chaos is order yet undeciphered.

Ci sono due reazioni principali a un film come Enemy: la prima è isolare il senso di disagio che trasmette e limitarlo al tempo della visione, la seconda è abbracciarlo, farsi contaminare, e portarlo con sé oltre la pellicola in cerca di qualcosa che aiuti a capire la reale portata di quello che si è visto. Non c'è un modo giusto o uno sbagliato, sono due approcci differenti. Se si abbraccia la prima metodologia è probabile che i natali del film, 'L'uomo duplicato' di José Saramago, siano sufficienti a determinare ciò che si è visto: una storia che flirta con la fantascienza nella quale doppioni di sé stessi in contatto tra loro attraverso visioni subliminali intrecciano le loro esistenze. Siano esse reali o fittizie. Ma se la spiegazione non basta, se il finale resta sospeso nel limbo tra la nostra razionalità e il subconscio, ecco che si inizia a scavare ben oltre il minutaggio in celluloide della pellicola.

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[Recensioni Film] – ‘A Train to Busan’ di Yeon Sang-ho

VOTO:[rating:4.5]

Inizio questa recensione con un lamentela: è davvero un peccato che il circuito cinematografico italiano non diffonda quasi nessun titolo concepito nel profondo oriente. Grande plauso ai (pochi) festival dedicati alla cultura cinematografica orientale perché, e A Train to Busan ne è una lampante testimonianza, permettono di accedere a prodotti davvero eccellenti.

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