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[Recensioni Film] – ‘The Bay’ di Barry Levinson

Tempo di lettura: 3 minuti

VOTO: ★½☆☆☆

Premetto che sono affascinato dai mockumentary. Mi piace l’idea di un film costruito sulla base di una o più (finte) registrazioni amatoriali incollate tra loro per trasmettere un maggiore senso di realtà a trame che normalmente finirebbero nel classico cinema di genere. A partire da ‘The Blair Witch Project’ (1999) che è stato il capostipite più illustre di questo genere, passando per ‘Cloverfield’ (2008) e arrivando fino a ‘The last exorcism’ (2010) o la serie di ‘Paranormal activity’ (dal 2007 in poi) i risultati sono stati piuttosto altalenanti.
A dirla tutta abbiamo assistito a un abuso scriteriato dello strumento e negli ultimi anni salvo qualche rara eccezione (per esempio ‘Chronicle’, 2012) il mockumentary è stato sempre sinonimo di fallimento (non inizio nemmeno a citarvi tutte le pellicole strazianti che rientrano in questa categoria). Purtroppo ‘The Bay’ (2013), nonostante la mano di Barry Levinson alla regia, non riesce a smarcarsi da questo drammatico assioma.
Nella quieta e ‘amityana’ baia di Chesapeake (una perla incastonata tra Maryland e Virginia) si allevano molti polli. E i polli, si sa, hanno il brutto vizio di produrre una mole di escrementi piuttosto importante. Cosa succede se le feci cariche di estrogeni dei nostri pennuti amici vengono rovesciate in mare e poi un desalinizzatore porta nelle nostre case quella stessa acqua marina in teoria depurata? L’ipotesi migliore è un’epidemia di dissenteria, la peggiore è che un invertebrato fuori habitat sbrocchi e inizi a divorare dal di dentro ogni cosa. Pesci o uomini, poco importa.
Il motore di ‘The Bay’ si occupa di questa seconda eventualità, è manifestamente ambientalista e se l’intento di Levinson era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al tema ecologico non solo è fuori tempo massimo, ma si poteva limitare a una bella donazione. Un mockumentary di questo tipo, per funzionare come dovrebbe, ha bisogno di due cose: un marketing virale alla ‘Cloverfield’ e dei filmati convincenti (per esempio, i super 8 di ‘Sinister‘ erano semplicemente perfetti) che vadano a costruire il ‘fake’ horror prima di somministrarlo allo spettatore.
La scelta di utilizzare una giornalista di provincia come voce narrante che introduce tutti i filmati è fiacca e uccide la tensione narrativa. Gli invertebrati si limitano a fare un po’ schifo e, se devo proprio dirla tutta, anche l’approccio scientifico sul quale Levinson insiste fa acqua, anzi fa guano di pollo, da tutte le parti. Il cast è giustamente improvvisato e come sempre accade in queste pellicole il doppiaggio non aiuta a sospendere la nostra incredulità: forse visto in linqua originale avrebbe guadagnato qualche punto.
Anche la deriva zombie che si poteva leggere tra le righe del trailer in realtà non solo non viene sviluppata, ma non eiste proprio. Forse un approccio più scientifico sarebbe stato più funzionale ma per fare una cosa del genere occorrevano nozioni e idee che Levinson non ha voluto mettere in campo. Forse 86 minuti non sono così tanti per confezionare una trama che non si limti solo a un bricollage di filmati.
Forse. Ma con i ‘se’ e con i ‘ma’ non si fa la storia e di sicuro ‘The Bay’ verrà ben presto dimenticato. Anzi, sono sicuro che nessuno di voi lo ricorda già più.

di Maico Morellini

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