Skip to content Skip to footer

LUCIO BESANA

Tempo di lettura: 7 minuti
Storie della Serie Cremisi – Lucio Besana

Qui non esistete sul serio; non esistevate prima di arrivare, smetterete di esistere quando partirete. Non solo nel senso che vi dimenticheremo; piuttosto vi ricorderemo come possibilità, come idee non realizzate, e come tali vi tratteremo nei prossimi giorni. Vi rassicuro sul fatto che per idee non realizzate abbiamo un grande rispetto

Una delle leggi (in)naturali che governano la Matamonia, terra rivoluzionata dall’inquietante Esagro Noroi, nazione con la quale Lucio Besana apre la sua Storia. E in queste parole, nel monito che viene offerto come spiegazione agli avventurieri di Matamonia, c’è l’essenza della Serie Cremisi. Esistiamo, eppure non esistiamo. Siamo idee non realizzate, concetti che oscillano tra la sofferenza di una perdita, tra il desiderio di non essere ciò che siamo, tra una verità da perseguire e raccontare, tra noi e i nostri infiniti, orribili e meravigliosi doppi.

… e mi chiesi, con una fitta di rimpianto, se la mia camera non fosse che una scenografia inutilizzata, in attesa che un macchinario nascosto la sollevasse e la allineasse al boccascena dando alla mia vita la dignità di una storia immortale

Ecco l’eredità del Teatro della Scena Rossa dove l’autore esilia – o eleva? – uno dei suoi protagonisti. Ed è questo ciò che il lettore porta con sé più di ogni altra cosa. L’impressione – o la certezza – di non essere davvero ciò che si è. Un umido mantello appiccicoso e confortevole al tempo stesso, che nasconde l’essenza delle cose, che CI nasconde. C’è una realtà altra. Una realtà sepolta che si muove tutto intorno e che qualche volta, qualche sfortunata volta, trova la strada per la superficie. E quando lo fa lascia voragini, lascia dubbi irrisolti, lascia orrori, dolori, gioie, cattiverie e gentilezze.

Storie della Serie Cremisi è un viaggio. Un viaggio che innesca un cambiamento. Che catalizza dubbi. Che offre spiegazioni a tutte le cose storte, tutte le cose belle, tutte le gioie inspiegabili, tutti i dolori che non possono guarire. Anzi no. Non offre spiegazioni. Ma apre una finestra, uno squarcio, un passaggio: tocca a chi legge decidere se e quanto guardare oltre la finestra, se e quanto sbirciare tra le spire dello squarcio e se addentrarsi – e a quale profondità – nel passaggio.

Lo puoi trovare qui:


I Martiri – Lucio Besana

Una perdita. Il rimpianto. Le occasioni mancate. Quello che avremmo voluto essere. Un amore finito male. Un amore mai iniziato. L’invidia. Gli amici che ci hanno ferito. Gli amici che abbiamo ferito. Quella stretta di mano non data. Quella risposta che ci è uscita più dura di quanto avremmo voluto. Punture di spillo che raccogliamo nel corso di un’intera esistenza.

La vita costella il nostro corpo di dolori grandi e di piccole delusioni. Sensazioni che definiscono la nostra cartografia interiore, che mappano cicatrici emotive. Grandi delusioni e piccoli dolori che dobbiamo assorbire prima di poter lasciare andare l’eredità di sofferenza che portano in dote.

E se non fosse così? Se il dolore diventasse qualcosa su cui indugiare? Se diventasse persino desiderabile? Se fosse l’unico modo per capire davvero?

Lucio Besana ci racconta di un poliziotto senza nome in una città senza nome dove il dolore si fa sostanza. Dove “Spesso succede così. Sono i più giovani a iniziare”. Dove certe cose non puoi combatterle se prima non le hai comprese e dove la comprensione è il primo passo per la resa.

I Martiri racconta di un orrore – quello degli Spilli – che non offre spiegazioni scientifiche ma che poco a poco si insinua nel quotidiano finendo con il portarlo a un nuovo, terribile, desiderato grado di normalità. È un presente, quello di Besana, che decide di presentarci il suo conto sublimando e saturando il mondo che pensiamo di conoscere – che ci appare concreto e materiale – con piccoli portali fisici che si aprono su un universo le cui formule sono tutte determinate da una variabile di sofferenza.

L’essenziale è invisibile agli occhi“, diceva Antoine de Saint-Exupéry. Il dolore, invece, trova sempre il modo di mostrarsi. E ne I Martiri ciascuno di noi troverà il dolore che desidera.

Lo puoi trovare qui:


Ombre dei vivi e dei morti – Lucio Besana

“Non so come i discorsi dell’Osteria fossero giunti alla Storia della Statua; mi sembrava che nella Valle si parlasse una sola conversazione, declinata in una serie di episodi, opinioni e preghiere scaturite da un passato che potevo solo intuire, e per quanto fosse interminabile e affollata, se la ascoltavi abbastanza a lungo avresti udito sempre le stesse parole, sempre le stesse storie.”

C’è una diga, nella Valle. C’è una centrale idroelettrica, e ci sono state la guerre. La prima e l’Ultima. Poi ci sono i minatori che lavorano per la Compagnia, che si tramandano il mestiere di padre in figlio e che ogni tanto muoiono. O scompaiono. Perché la montagna sa essere generosa ma sa essere anche cattiva, bugiarda.

Poi ci sono le Ombre. Che tutti, nella Valle, conoscono. Che tutti accettano. Che qualcuno desidera. E alla fine, ci sono le Storie.

Lucio Besana ci racconta di un posto di frontiera al quale è difficile appartenere ma dal quale è ancora più difficile andare via. Lo fa incidendo sulle pagine e dentro di noi le Storie di chi nella Valle ci vive. Sono Storie strane, quelle della Valle. Raccontate senza rivelarci mai un nome anche se i nomi, nella Valle, hanno importanza. Ma non ne devono avere per noi. Così il protagonista non ha nome, non lo ha suo fratello, suo padre, i Vecchi dell’Osteria. Non hanno nome sua madre, suo nonno e la prozia svanita suicida.

E allora la Valle a poco a poco diventa qualcosa di diverso. Diventa un luogo interiore, profondo come le miniere, selvaggio come la montagna. Diventa un contenitore di Storie, di ricordi. Ricordi con cui fare i conti. Memorie ancestrali che in qualche maniera appartengono alla vita di ciascuno di noi e che in qualche maniera, prima o poi, devono essere affrontate. Superate.

Così quando il protagonista lascia la Valle per la città, affronta e supera il suo passato. Mentre chi nella Valle ci resta, quel passato non lo affronta mai. E allora le Ombre diventano le persone che abbiamo perso, diventano rimpianti, diventano cose perse crescendo, diventano giganti dagli occhi verdi che divorano il nostro futuro.

Eppure. Eppure dover sacrificare le nostre memorie per poter andare avanti non è mai facile. È doloroso. È necessario. Ma ci fa sentire soli e ci lascia tra i denti una preghiera e un desiderio: che la mano della Valle ci accarezzi ancora una volta restituendoci anche solo per un attimo quello che abbiamo perso.

Lucio Besana ci porta nel folklore sinistro di un luogo selvaggio ma ci accompagna anche dentro di noi. Dove la differenza tra quello che siamo e quello che vorremmo essere sta tutta nelle Storie che decidiamo di ascoltare. Perché forse tra le ombre dei vivi e quelle dei morti, non c’è poi tanta differenza.

Lo puoi trovare qui:

Condividi!

Leave a comment

0.0/5

0