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DI SOGNI, DI FANTASCIENZA E DI ELON MUSK

Tempo di lettura: 4 minuti

Chi mi frequenta – più o meno virtualmente – sa che scrivo fantascienza. E chi frequenta l’ambiente della fantascienza letteraria sa che una delle più grandi domande che circolano tra i fantascientisti è (semplifico): come mai il nostro è un genere comunque di nicchia? Tralasciamo tutte le giuste considerazioni sui pochi lettori in generale, su cosa voglia dire fantascienza, sulla definizione stessa di fantascienza. Sono complesse, articolate, possono aprire grandi discussioni interessanti ma non è questo il mio scopo di oggi. Concentriamoci su un dato di fatto: il futuro remoto, in letteratura, interessa le masse e il vastissimo pubblico fino a un certo punto. Le macchine volanti, le colonizzazioni spaziali, le ibridazioni uomo macchina. Tutti temi che da decenni vengono affrontati nella letteratura fantascientifica ma che lasciano il grande pubblico piuttosto tiepido. E poi cosa succede? Poi arriva Elon Musk.

Arriva Elon Musk accompagnato da visioni potentissime. Arriva un uomo che parla di macchine a guida autonoma. Che parla di colonizzare Marte in tempi relativamente brevi. Che riapre la corsa alla spazio. Che annuncia con disinvoltura la connessione tra cervello e mondo tecnologico grazie all’installazione di un chip. Parla di tutte queste cose e all’improvviso tutte queste cose diventano possibili. E attirano l’attenzione di quel grande pubblico che di norma di dimostra piuttosto tiepido (o refrattario) alla pura speculazione. Eppure le macchine a guida autonoma non sono una realtà (e non lo saranno per un bel pezzo), non lo è la colonizzazione di Marte (e non lo sarà per un bel pezzo), non lo è la connessione uomo-macchina (e non lo sarà per un bel pezzo).

Specifico: a me Elon Musk non piace. Non mi piacciono i suoi metodi, non mi piacciono i calcoli politici che sta facendo e ha fatto. Non mi piace neppure tutto il potere che gli viene riconosciuto. Ma, è un dato di fatto, Elon Musk è un portatore di visioni molto potenti e le visioni potenti, nel bene o nel male, hanno grande seguito. Anche se si tratta di visioni che da un punto di vista speculativo hanno ricevuto trattazioni di ogni tipo, anche se si tratta di riflessioni e spunti che all’interno della letteratura vivono da sempre. Estremizzo? Ok, lo faccio. Elon Musk è quello che è anche perché noi abbiamo appaltato la nostra capacità di visione. Di immaginare. Di sognare, persino. E lui ha vinto questa gara di appalto.

Un uomo di successo, il più ricco uomo al mondo (o meglio, colui che era il più ricco uomo al mondo), ci dice che qualcosa è possibile e noi crediamo che lo sia. E cose che da lustri e lustri vengono descritte e declinate in tutte le loro sfaccettature all’interno di racconti e romanzi di genere, ci vengano proposte come possibile. Salvo poi scoprire che non lo sono. Tutta mistificato da una mitologia economico-ideologico-tecnologico creativa piena di ego.

Allora mi viene spontaneo pensare che la fantascienza non può essere solo una possibilità: dovrebbe diventare una dotazione base standard. Un attrezzo di cui tutti dovremmo essere muniti, uno strumento capace di disinnescare visioni preconfezionate. Anche un modo per non appaltare le nostre prospettive future, per elaborarne di personali grazie allo sblocco di ‘ricordi fantascientifici di un futuro passato’. Perché se è vero che di Elon Musk ci affascinano le visioni vuol dire che quelle visioni – al netto di chi le impugna come fossero un’arma – hanno una loro carica vitale intrinseca. Una carica che però non può e non deve avere segno, che nessuno può e deve intestarsi perché dovrebbe essere di tutti.

Aggiungo un’ulteriore riflessione: Elon Musk è un essere umano che si trova al centro di una catena di intrecci, interessi e connessioni a dir poco sterminata. Se volessimo fare una metafora musicale, Musk è il frontman di una band di cui non conosciamo bassista, batterista, chitarrista, coro, tastierista. Come tale si è intestato le visioni che solleticano il palato dell’immaginario collettivo. Per questo raccoglierle rischia di essere fuorviante ed entusiasmarsi rischia di allontanarci dalla sostanza delle cose. E di nuovo, per questo, è fondamentale avere un proprio immaginario addestrato con lo strumento della speculazione letteraria. Un immaginario capace di metterci al riparo dai lustrini, dal brand. Da tutto quello che non è vera, reale, pericolosa, affascinante e imprevedibile sostanza.

Sognatori di tutto il mondo, uniamoci. E riprendiamo possesso della nostra capacità di immaginare (e di sperare) il futuro.

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