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DORMONO SULLA COLLINA

Tempo di lettura: 3 minuti

Esce oggi per Kipple Officina Libraria l’antologia Dormono sulla collina, una raccolta di racconti di fantascienza curata magistralmente da Fabio Aloisio e Alessandro Napolitano e con la stupenda cover di Ksenja Laginja. Di cosa si tratta? Dalla quarta di copertina:

Dormono sulla collina è la rilettura in chiave fantastica dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e dell’album Non al denaro non all’amore né al cielo di Fabrizio De André, affida a dodici racconti la voce di altrettanti defunti provenienti da un futuro lontano. Ascolterete i loro racconti, conoscerete i loro visi e le loro virtù e scoprirete, forse, come il rapporto tra la società contemporanea e i propri defunti potrebbe radicalmente cambiare.

Dormono sulla collina insieme a me: Davide Del Popolo Riolo, Emiliano Maramonte, Maico Morellini, Lorenzo Davia, Alessandro Napolitano, Fabio Aloisio, Veronica De Simone, Axa Lydia Vallotto, Damiano Lotto, Simonetta Olivo, Roberto Furlani, Giovanna Repetto.

Come avrai notato nemmeno a farlo apposta, in questa antologia ci sono anche io con il racconto “Mangiapeccati”, nel quale racconto di un peccato senza volto che affligge gli abitanti di una città senza nome. Di seguito l’incipit e dopo l’incipit tutti i riferimenti per l’acquisto:

MANGIAPECCATI

— Cosa porteresti con te?
Il ragazzo si agita sulla sedia. È una domanda strana, difficile, e Padre
Ilia lo sa. Ma il giovane deve passare attraverso quella domanda. Deve
rispondere.
— C-c-come? — il ragazzo inciampa in quella c affilata. Così affilata che
quasi gli taglia le labbra. Poi balbetta. Stringe i braccioli di legno. Non
ha capito. Nessuno capisce mai. Non subito, almeno.
— Che cosa porteresti con te? — domanda ancora il vecchio. — Ti svegli
in piena notte. La casa in fiamme. Le urla dei tuoi genitori che si
mescolano al fumo, al calore, alla paura. Non vedi quasi più nulla, gli
occhi ti bruciano e a ogni respiro è come se qualcuno ti tirasse le budella
fuori dalla bocca. Perciò devi uscire. Devi uscire in fretta — Ilia si allunga
in avanti di mezzo metro, le ossa che scricchiolano, la sediola rivestita
di stoffa rossa che cigola. — Puoi scegliere una sola cosa. Un solo oggetto
— intreccia le dita nodose sotto il mento. — Cosa porteresti con te? —
chiede il vecchio per la terza volta.
— Io… — il ragazzo si morde il labbro inferiore. Poi stringe gli occhi
mentre piccole gocce di sudore iniziano a condensarsi sulla fronte.
— Una cosa. Una cosa soltanto — incalza Ilia.
— La racchetta! — Il ragazzo sputa fuori quelle due parole insieme a
tutta l’aria che gli è rimasta nei polmoni. I capelli neri appiccicati alla
fronte sudata, gli occhi sbarrati, il petto che si alza e si abbassa come
quello di un cucciolo di cane.
Ilia arretra, distende le gambe avvolte da una tunica sdrucita e
appoggia le mani sul ventre: — Una racchetta — mormora. — Hai scelto
bene. Ma vedi — il vecchio solleva appena la testa e il volto scavato si
tende nell’imitazione di un sorriso — ci sono altre cose che verranno con
te. Anche se non le vorrai. Anche se non le cercherai. Anche se
preferiresti dimenticarle.

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