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[Recensioni Film] – ‘Batman v Superman: Dawn of Justice’ di Zack Snyder

Tempo di lettura: 4 minuti

VOTO:★★★★☆

Sembra che il vasto stuolo di cinemaniaci avverta la fortissima necessità o di demolire completamente o di esaltare all’ennesima potenza, celebrando un talebanesimo concettuale che va a braccetto con le posizioni estreme sempre più comuni nella vita di tutti i giorni. Per quanto mi riguarda l’ultima fatica di Zack Snyder non è il film dei film e non è nemmeno una cocente delusione. E’ una pellicola imperfetta capace però di cose molto buone così come colpevole di qualche scivolone.
E’ passato una anno e mezzo da quando ‘Superman si è presentato al mondo’, diciotto mesi nei quali il dilemma del figlio di Krypton non si è risolto: aiutare gli uomini divenendone una guida oppure lasciarli al loro destino? Lo stesso dilemma, da una parte deformato dallo specchio della coscienza nazionale e dall’altra sfocato dall’oscura anima di Gotham, viene affrontato sia dai terrestri che da Batman. Una commissione guidata dal Senatore Finch (Holly Hunter) si sta occupando di normare gli interventi salvifici di Superman mentre il Cavaliere Oscuro, reduce dai disastri di Metropolis nei quali ha perso ben più di qualche dollaro, adotta la via delle prevenzione: prima che Superman perda il controllo distruggendo l’intero pianeta occorre neutralizzarlo.
Al centro di questa strana scacchiera abbiamo la trasposizione del joker nolaniano: Lex Luthor (un Jesse Eisenberg molto sopra le righe ma estremamente efficace). Lo schizoide magnate tesse una tela di inganni per assecondare la sua visione da ‘Paradiso perduto’ del mondo nella quale la salvezza non necessariamente arriva dagli angeli. Dio deve morire per mano dell’uomo. Oppure perirà lacerato dagli artigli del diavolo.
Ci sono cose che funzionano molto bene, altre che invece lasciano qualche dubbio irrisolto. Prima di tutto Zack Snyder, sollevato dalle ansie che lo avevano imbrigliato in ‘Man of Steel’, è più a suo agio e si vede. La sequenza iniziale, ennesima trasposizione della nascita di Batman, è un perfetto catalizzatore per ciò che verrà poi, e toglierà anche qualche castagna dal fuoco a due sceneggiatori che forse non andavano allo stesso passo (la parola Martha vi dice niente?). La visione apocalittica di Batman, il suo Flash-forward, è una perla che, mi auguro, troverà degni sviluppi nei prossimi film.
Poi Batman. Vent’anni di lotta al crimine hanno cambiato Bruce Wayne, lo hanno reso paranoico e vittima di incubi allucinatori che sembrano non avere soluzione. Il Pipistrello si è fatto violento e, per bocca di Alfred (un Jeremy Irons che non tenta nemmeno di scimmiottare Micheal Caine ma che ha una sua grandissima dignità) non è più in grado di risolvere gli enigmi: è Bruce Wayne a trovare tutti gli indizi che porteranno al Portoghese Bianco. E’ un Batman collerico, disilluso (“Nessuno rimane buono per sempre”) e pronto a tutto perché la posta in gioco non è solo la salvezza di una Gotham priva di redenzione, ma è la sicurezza del mondo intero. Le interazioni tra i due sono perfette sia nei dettagli (il bat-segnale per evocare Superman), sia negli scontri ideologici a distanza. La dicotomia funziona e, visto che dà il nome al titolo, è un gran bel risultato.
Wonder Woman (Gal Gadot) è una presenza costante che si ritaglia i suoi spazi e la cui comparsa nel campo di battaglia non fa storcere il naso. Funziona ed è persino un bel contrasto tra la bonaria ingenuità di Superman e il cinico nichilismo di Batman. E’ neutra, è una guerriera, e non richiede altro rispetto a quello che vediamo. Quindi vince senza aver bisogno di convincere.
Ma il diavolo si nasconde nei dettagli ed è nei dettagli che Snyder a tratti perde il timone. Intuiamo la nascita della Justice League ma questa avviene troppo in fretta, così come si susseguono troppo in fretta alcuni avvenimenti nell’ultimo terzo della storia. Ed è tutto colpa dei pedaggi narrativi che devono essere pagati per percorrere le tappe che condurranno ai prossimi film. Croce e delizia delle pellicole supereroriche, la necessità di creare una continuità che sopravviva al singolo film spezza un’armonia che comunque reggeva. Nemmeno la DC pur adottando una strada diversa dallo stillicidio di film targato Marvel fa quadrare il cerchio e i meta-umani iniettati nel DNA narrativo non riescono a generare un film con tutti i super-poteri al posto giusto.
Concludendo, per chi come me non è un fine conoscitore di Batman e Superman questo film ha una sua collocazione, un suo sviluppo, un suo arco narrativo interessante. E’ decisamente un passo avanti rispetto all’atto di fede che richiedeva Man of Steel per essere digerito fino in fondo e funziona. Qualche rammarico, qualche forte coltellata ai puristi DC ma niente che non possa essere assimilato a un’efficace reinterpretazione della mitologia fumettistica.

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