Skip to content Skip to footer

[Recensioni Film] ‘Le Origini del Male’ di John Pogue

Tempo di lettura: 3 minuti

VOTO:★½☆☆☆

Lo so, sono un inguaribile sognatore. Anche questa volta mi sono fatto abbindolare della mendace didascalia che potete vedere anche nell’immagine qui sopra. ‘Questa volta è tutto vero‘. Impugnando le cinque, fatali parole come uno scudo contro i pacchi cinematografici, mi sono avventurato in sala pieno di entusiasmo per la quinta pellicola prodotta dalla resuscitata (ma non troppo) Hammer. Se anche voi state pensando di farvi ingannare dalle promesse della locandina datemi retta: non fatelo. Ripescate un vecchio film di Dracula, spegnete le luci, e godetevi Christopher Lee in tutto il suo magnetico terrore.
Chiariamo subito l’equivoco: il ‘tutto vero’ a cui si riferisce il film nella sua ingannevole pubblicità rimanda al ‘Philip Experiment’, svoltosi nel 1972 a Toronto dove un gruppo di studiosi dalle diverse estrazioni sociali dimostrarono la possibilità di creare o di modificare materia grazie a una suggestione collettiva. Nel dettaglio, sotto la guida del Dottor A.R.G. Owen, venne inventato Mr. Philip Aylesford come contenitore dell’energia psichica dei convenuti. Al buon Philip fu donato un passato e tutti i partecipanti collaborarono nella scrittura della sua vita. E della sua morte. Nel momento in cui il gruppo prese una deriva spiritista, cioè tentò di contattare Philip attraverso sedute simili a quelle spiritiche, qualcosa rispose. Un’entità che pensava di essere proprio Philip Aylesford e che diede origine a qualche fenomeno telecinetico a tutt’oggi rimasto non spiegato scientificamente. Questo è il ‘Philip Experiment’ e, parere mio, aveva parecchi spunti interessanti.
Pogue intraprende una strada diversa e in salita per il suo ‘Le Origini del Male’.
1974. Il Professor Joseph Coupland (Jared Harris) insegna a Oxford ed è un convinto sostenitore che la mente umana, se sottoposta a forti traumi, sia in grado di dare origine a fenomeni telecinetici. Per comodità queste manifestazioni vengono interpreta come presenze spirituali o possessioni mentre lui è convinto che sia possibile trattarli come sintomi di una comune, o quasi, malattia. Il suo caso più interessante è Jane Harper (una carismatica Olivia Cooke), orfana di ignota provenienza che passa da una famiglia all’altra, che causa problemi e che bla bla bla. Coupland e i suoi pupilli, dopo il taglio di fondi da parte dell’università, non decidono di diventare acchiappafantasmi ma si isolano in un vecchio villone di campagna nel tentativo di completare l’esperimento. Da qui in avanti, tra demoni sumeri, finti colpi di scena, fiamme ed eventi inspiegabili inizia un piccolo grande massacro dei convenuti. E dello spettatore.
Come appare evidente, le assonanze tra il ‘Philip Experiment’ e il ‘Pogue Pensiero’ sono poche e mal distribuite. La pellicola zoppica, a tratti striscia persino, in modo confuso. A parte la Cooke che riesce a trasmettere frammenti di inquietudine tutto il cast è sciatto e inutile. Jared Harris, onestamente, è proprio fuori luogo e a parte essere uno spot ambulante per le sigarette dice proprio poco. La faccenda del demone sumero o assiro o non so cosa, compreso il finale prevedibilissimo da mokumentary mal riuscito, annoia e fa rimpiangere padre Merrin.
Insomma dopo il sottovalutatissimo ‘The Women in Black‘ (2012) la Hammer pianta un chiodo che era meglio tenersi in tasca.
E io, per l’ennesima volta, ci sono cascato.
di Maico Morellini

Condividi!

Leave a comment

0.0/5

0