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[Recensioni tv] – ‘American Horror Story – Coven’

Tempo di lettura: 3 minuti

VOTO:★★★★½

Attendevo con molta ansia la terza stagione della serie horror più coraggiosa che la televisione ci abbia regalato perché dopo essere letteralmente impazzito per ‘American Horror Story – Asylum‘, ero proprio curioso di vedere cosa Ryan Murphy e Brad Falchuk avrebbero confezionato per ‘American Horror Story – Coven’.
Scopro subito le carte: nel complesso ‘Coven’ non regge il confronto con la stagione precedente. Seppure ci sono alcune vette di sublime devianza che eguagliano (se non superano) i picchi raggiunti in Asylum, i tredici episodi nella loro interezza sono meno omogenei di quello che avrei sperato. Questo rende ‘Coven’ un prodotto di serie B? Assolutamente no, anzi.
L’ambientazione è vincente: una scuola per giovani streghe localizzata proprio in quella New Orleans così ricca di occultismo da rendere densa di sottintesi ogni inquadratura. La storia oscilla tra passato e presente, tra gli accadimenti dei primi dell’800 in cui la stregoneria era ancora forte, ai giorni nostri in cui le streghe sono quasi estinte, minacciate da una corporazione di cacciatori e perse in conflitto tra magia e vodoo. Al centro di questo scenario già di per sé complesso c’è la lotta per la successione alla Suprema, la strega a capo della Congrega che ha il compito di guidarle e difendere le consorelle.
Prima cosa: il cast è semplicemente straordinario. Jessica Lange, la Suprema in carica Fiona Goode, conferma la sua versatilità. Brava, tremenda, sensuale. Una strega in tutto e per tutto. Kathy Bates, new entry insieme ad Angela Bassett tra i big della serie, è perfettamente a suo agio e alcune delle scene più disturbanti le appartengono. La narrazione si alterna tra i temi principali della serie (come accennato, la Nuova Suprema, lo scontro tra vodoo e magia più tradizionale) e, una puntata dopo l’altra, chiude tutte le linee tematiche che aperte (compresa quella dell’Uomo con l’Accettata, interpretato dal sinistro caratteristica Danny Huston).
Ci sono solamente due piccoli però: il primo è la gestione troppo sopra le righe del Consiglio e di Myrtle Snow che se da un lato è funzionale dall’altro stride con l’alta tensione della serie. Il secondo è che dopo una partenza veramente disturbante, poi ‘Coven’ si assesta, fa un piccola marcia indietro, e intraprende una direzione sempre sanguinaria ma meno concettuale. L’unico personaggio che non rallenta mai il passo in ‘Coven’ è Spalding (Denis O’Hare), il muto maggiordomo della Congrega, riflesso oscuro della Suprema Fiona Goode.
Se di peccati si tratta però, sono di poco conto perchè in cambio ‘Coven’ si riscatta con una visione dell’Inferno immaginifica e spietata, non originale nel concetto ma del tutto convincente nel contenuto.
Insomma, anche in questa terza stagione Ryan Murphy e Brad Falchuk hanno confezionato qualcosa che secondo me, in televisione, non si era mai visto. E lo fanno attingendo agli aspetti più caratteristici della cultura americana: bei concetti, belle idee, coraggiosissima realizzazione.
Adesso non resta che aspettare la quarta stagione: ‘Circus‘.

di Maico Morellini

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