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Creep – di Patrick Brice

[rating:4]

Continua grazie a Netflix la mia paziente e inesorabile operazione di recupero horror e questa volta è il turno di una produzione indipendente prodotta poi dal mecenate Jason Blum e dalla sua Blumhouse. Creep mischia il found footage al mokumentary ma lo fa con una freschezza che solo certi registi indipendenti sembrano, almeno in questo momento storico, possedere.

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[EVENTI] – Tempo di Libri – ci sarò!

Tempo di Libri inizia oggi: giusto il tempo di chiudere la settimana lavorativa e raggiungerò Milano per un giro a fiermilanocity. Arriverò sabato 10 marzo, al mattino, e sarò a zonzo tra i vari stand fino a pomeriggio inoltrato. Non avrò pianta stabile, ma potreste avvistarmi in qualunque punto e in qualunque momento perciò siete avvisati. Chiunque poi fosse così scellerato da volermi incrociare di proposito, faccia un fischio: caffè, birra, un cordiale, un Diplomatico o anche solo due chiacchiere sono i mattoncini fondanti la giornata di sabato.

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IT – di Andy Muschietti

VOTO:[rating:4] Lo dico senza se e senza ma: trasporre IT sul grande (o piccolo) schermo è assolutamente impossibile. E' impossibile perché la storia è così complessa e completa, così totalizzante, che anche piccole omissioni finiscono con lo snaturare l'armonia complessiva del capolavoro originale di King. Ed è impossibile anche perché IT è un romanzo senza filtro, morboso, violento, coraggioso e che non si ferma davanti a nulla. Parla una lingua dimenticata, di certo una lingua che l'ecosistema cinematografico (o televisivo) non può e non vuole imparare.

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Poker di mummie in casa Hammer

"La morte è un incidente che produce creta. Usala, modellala, impara da lei" John Gilling

Nel 1960 il mistico mondo della cultura egizia sarebbe tornato sulle prime pagine di tutti i giornali: il presidente egiziano Nasser avrebbe deciso proprio quell’anno di iniziare i lavoro per la diga di Assuan minacciando di seppellire i millenni di storia rappresentati dai templi di Abu Simbel. A modo suo la Hammer Films anticipò i tempi rinverdendo l’interesse forse troppo accademico per le maledizioni egizie: nel 1959 il veterano regista Terence Fisher, dopo il mostro di Frankenstein e il vampiro Dracula, portò sul grande schermo la mummia, il non morto più antico.

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Work in Progress

Inauguro l'aperiodica rubrica "Work in Progress" nella quale darò sporadici aggiornamenti sulla mia attività letteraria e sugli articoli da me scritti e pubblicati qua e là nell'etere. L'idea è di dare qualche riferimento in più a chi mi segue come scrittore e di pubblicizzare un pochino anche alcune mie attività collaterali delle quali non parlo quasi mai.

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[Recensioni Film] – ‘My Name is Bruce’ di Bruce Campbell

VOTO:[rating:3] Cortocircuitare una tipologia di personaggio cinematografico con l’attore che lo interpreta è spesso un azzardo perché richiede da parte di entrambi una serie di caratteristiche che non sempre sono a disposizione. Prima di tutto l’attore deve aver interpretato una serie di ruoli che, per quanto differenti, abbiano un solido denominatore comune. In secondo luogo i personaggi devono necessariamente avere nel loro DNA un forte, fortissima componente ironica. Il nome di Bruce Campbell, volto immortale di Ash Williams, riesce a coniugare entrambe le caratteristiche e lo dimostra nella meta-pellicola del 2007 My Name is Bruce, diretta dallo stesso Campbell.

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[Recensioni Film] – ‘Behind the Mask’ di Scott Glosserman.

VOTO:[rating:4] Il cinema horror è costellato dai serial killer, da orrori capaci di mettere in ginocchio le sfortunate comunità che li ospitano. Jason Voorhees, Frederick Charles ‘Freddy’ Krueger, Michael Mayers e Charles ‘Chucky’ Lee Ray: creature talmente malvagie da aver dato vita a leggende nere, a incubi eterni. E se dietro questi nomi, se dietro le sovrannaturali caratteristiche suggestionate dalle gesta delle quattro icone del terrore ci fossero solo uomini in carne e ossa? Se Freddy, Jason, Mike e Chucky fossero in realtà comuni assassini seriali realmente esistiti? Ecco il semplice ma geniale presupposto che costituisce l’ossatura narrativa di Behind the Mask: The Rise of Leslie Vernon, film falso-documentario prodotto per l’home video nel 2006 e diretto da Scott Glosserman.

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[Recensioni Film] – ‘A Train to Busan’ di Yeon Sang-ho

VOTO:[rating:4.5]

Inizio questa recensione con un lamentela: è davvero un peccato che il circuito cinematografico italiano non diffonda quasi nessun titolo concepito nel profondo oriente. Grande plauso ai (pochi) festival dedicati alla cultura cinematografica orientale perché, e A Train to Busan ne è una lampante testimonianza, permettono di accedere a prodotti davvero eccellenti.

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