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TANITH LEE

Tempo di lettura: 3 minuti

“Vide che una donna sedeva alla veranda. Aveva i capelli dell’esatta sfumatura delle calendule lungo il fiume, disse in seguito.“

La immagino così, Tanith Lee. La immagino come lei immaginava la Signora di Shalott House. La immagino seduta sotto il portico di una vecchia casa in cima a una collina, disposta a raccontare i propri sogni a qualunque viandante abbastanza curioso (e coraggioso) da sedersi e ascoltarla.

Le storie di Tanith Lee sono questo: una morbida miscela di sogni e incubi. Sono visioni nitide, scalpellate però con un linguaggio morbido ed evocativo che non lascia niente al caso. Non c’è niente di banale nelle storie che racconta, anzi, nei sogni che condivide con il lettore.

“Il cuscino assorbiva le sue lacrime, come l’eternità assorbiva tutte le fragili creature in lacrime, il loro sangue, gli involucri delle bestie e degli uomini.”

Racconta di bestie e uomini, Tanith Lee. Racconta di mostri che pensiamo di conoscere ma che finiscono con lo stupirci. Vampiri e licantropi, fantasmi e spettri, appartamenti e vascelli infestati, città erranti. Se da un lato i riferimenti dell’autrice sembrano rivolgersi agli stereotipi del weird e dell’horror che ben conosciamo, dall’altro le energie che la Lee mette in campo ci rivelano molto, molto altro. C’è una sensibilità spietata e luminosa nel suo rivelarsi, nel mostrarci che niente di quello che pensavamo non può essere rimesso in discussione.

“La vita di un uomo felice, ha detto quell’uomo, è un cielo d’argento guastato soltanto da qualche stella nera. La vita di un uomo infelice, invece, è come il cielo ordinario che tutti possono vedere di notte: nero, con solo una spruzzata di stelle d’argento a segnare i suoi isolati momenti di gioia.”

Credo sia questo che Tanith Lee prova a fare con i suoi racconti. Trasformare il cielo ordinario di tutti regalando i suoi sogni (e donando i suoi incubi). Rendendo le spruzzate argentee non isolati momenti di gioia ma un punto di vista diverso e costante. Un cambio di paradigma nel quale il rapporto tra un vampiro millenario e il suo servitore e ben più complesso di quello che immaginiamo. Dove il cuore impietrito delle isole si può sciogliere nell’irresistibile fuoco abbagliante di un vascello fantasma. Dove le vite ordinarie sono costrette a ripensare ciò che sanno e ciò che sono perché l’incontro con l’incubo – e con il sogno – sono catalizzatori di realtà.

“La signora di Shalott House e altri incubi” è tra le altre cose un viaggio ragionato. Un percorso, una discesa (o un’ascesa) nelle paure e nelle speranze degli uomini che alla fine rivelano quanto possiamo avere in comune con i mostri che ci hanno sempre insegnato a temere.

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