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J.J. Abrams: il signore del tempo?

Tempo di lettura: 5 minuti

Quando un regista, affermato o meno che sia, inizia a orbitare intorno all’universo di Star Wars inevitabilmente finisce sotto la spietata lente di ingrandimento che la Saga delle Saghe si porta appresso. Se a questo aggiungiamo il cambio di proprietà che Jedi, Cloni, Ewoks e Wookies hanno subito nella vendita del marchio Lucasfilm alla Disney questa lente diventa ancora più precisa e implacabile.
Ma andiamo con ordine. Nell’arco di uno dei più roventi inverni fantascientifici che si ricordi, due sono stati gli eventi che hanno scosso gli amanti di Guerre Stellari. A ottobre del 2012 la Disney annuncia l’acquisizione dei marchi Lucasfilm e Lucasart (le implicazioni di questa mossa per gli amanti di Zack McKracken le discuteremo in un altro momento) proclamando l’imponderabile: Star Wars avrà una terza trilogia. A fine gennaio dopo smentite, conferme, attacchi di panico e tattiche di sviamento degne della CIA viene annunciato anche il regista che nel 2015 riporterà le spade laser nelle sale cinematografiche: J.J. ‘Mr Lost’ Abrams.
E mentre il web impazza (anche in questi minuti) iniziando il balletto degli spoiler sul casting, sulle location e su qualsiasi cosa riguardi la realizzazione di Episodio VII, noi cosa possiamo fare? Come minimo puntare la micidiale lente di ingrandimento starwarsiana proprio su Jeffrey Jacob Abrams.
Il curriculum del regista newyorkese, classe 1966, è di tutto rispetto. Conquistata la luce dei riflettori con la serie cult ‘Lost’ (2004) ha deciso di  non allontanarsi mai più dal confortevole cono di successo che i naufraghi più famosi della televisione gli avevano procurato.’Mission Impossible III’ (2006), ‘Fringe’ (2008), il reboot dei reboot ‘Star Trek’ (2009), ‘Super 8’ (2011) e il recente ‘Star Trek: Into the Darkness’ (2013) sono la rosa dei suoi lavori più accreditati.
Eppure, per quanto mi riguarda, il successo di Abrams proietta un cono d’ombra attraverso il quale non so se intravedere genio assoluto o una ‘serie di fortunati eventi’.
Alla base di questo dubbio amletico (trasformato in una drammatica afflizione dal mio amore per Star Wars) ci sono due fattori principali: il fatto che i recenti successi di Abrams siano legati a doppia mandata a franchise o pellicole con già una sostanziale dote di successo e l’attrazione irresistibile del ragazzaccio anni sessanta per le stringhe, la fisica quantistica e tutto quello che riguarda i viaggi nel tempo.

PUNTO PRIMO. VINCERE FACILE?
‘Super 8’ ammiccava in modo in intelligente (o furbesco?) a due intere generazioni: quella di Spielberg che aveva fatto delle pellicole in super otto quasi una religione e la mia che sognava di girare film e di vivere avventure come quelle di ‘E.T.’ (1982) dei  ‘Goonies’ (1985) o di ‘Navigator’ (1986). Una bella e doverosa citazione che si arrampicava sulle spalle di un immaginario già consolidato per scricchiolare dove invece la mano di Abrams esplorava l’originalità (per intenderci, tutta la parte dell’alieno non è indimenticabile).
‘Star Trek’, non devo essere io a spiegarlo, ha alle spalle più di mezzo secolo di continuity e un fertile retroterra narrativo.  Qualche citazione qua e là, la Kobaiashi Maru finalmente spiegata nel dettaglio, uno Spock più umano e un McCoy in grande spolvero erano quanto bastava per solleticare e dare un contentino ai trekker, me compreso, in grande astinenza. Qualche gioco con la linea temporale classica (al modico prezzo della distruzione di Vulacano) ed ecco resuscitato nel migliore dei modi, per molti l’unico possibile, Star Trek. E questo ci porta direttamente al secondo punto.

PUNTO SECONDO. TEMPO AL TEMPO.
‘Lost’, nella sua espressione più articolata, saltava avanti e indietro nel tempo. ‘Fringe’ si annodava intorno a principi molto simili. ‘Star Trek’ ha riazzerato tutto ridisegnando una nuova linea temporale e ‘Into The Darkness’, se lo interpretiamo in questa chiave, continua sullo stesso sentiero.  Khan è una minaccia che viene dal passato e si ripropone uguale a se stessa, identica a come era nell’originale ‘L’Ira di Khan’ (1982), e l’unico in grado di interpretarla in modo corretto è lo Spok di Leonard Nimoy che ormai vive fuori dal tempo perché esule di un universo che non esiste più. Teoria delle stringhe (che ammicca a ‘Star Trek: Generazioni’, 1994) e fisica quantistica? Forse. E sarebbe anche una lettura in grado di valorizzare un film altrimenti discontinuo e superficiale: che ‘Into The Darkness’ mia sia rimasto indigesto, non è un mistero. Per questo aspettavo che Abrams si misurasse con il terzo capitolo del nuovo Star Trek. Avrebbe potuto confermare o smentire la sua genialità: capace interprete delle passioni altrui o geniale regista/sceneggiatore? La rinuncia a Star Trek in favore di Star Wars rimanda il giudizio al 2015. Dove proveremo a spostarci noi.

JEDI DI UN FUTURO PASSATO?
Cito non a caso il prossimo capitolo degli X-Men di Singer, ‘X-Men: Days of a future past’ (2014) perché se vogliamo dare credito ad Abrams e alla sua genialità, piuttosto che alla sua capacità di cavalcare l’onda, per la prima volta avremo in Star Wars qualcosa che avrà a che fare con i viaggi nel tempo.  J.J. ci ha mostrato di essere più appassionato alla Forza che interessato ai vincoli di Star Trek, trasformando (a sproposito) la plancia dell’Enterprise in una versione pulita e tecnologica della Cantina di Mos Esley. E questo è un ottimo segno, guardando all’obiettivo del 2015.
Altro fattore: la serializzazione in stile marvelliano che la Disney intende applicare anche a Star Wars (tre film più una serie di spin-off) potrebbe favorire i giochi temporali con i quali si diletta Abrams.  Attingerà dall’infinito Expanded Universe passato e futuro per mettere insieme qualcosa di esplosivo e inedito tenendo sempre saldo il timone della componente fantasy e di cappa e spada di Star Wars? Andrà a pescare nel passato remoto della Repubblica per poi saltare in avanti, dopo la fine dell’Impero? Mi piace pensare di sì, o comunque mi aspetto che il Guerre Stellari di J.J. Abrams porterà qualcosa che Lucas e i Jedi non hanno mai visto prima: viaggi nel tempo in quella galassia lontana che potrebbe, temporalmente, avvicinarsi di qualche secolo.

di Maico Morellini

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1 Comment

  • Asd
    Posted 26 Settembre 2013 at 16:34

    E’ da quando ho saputo che J.J. dirigerà Star Wars che ho subito pensato all’introduzione di una novità, ovvero i viaggi nel tempo in Star Wars, argomento tabù, mai affrontato.

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